S.Matteo, orginariamente Levi, figlio di Alfeo, è l'autore del primo vangelo e uno degli apostoli che Gesù chiamò al suo seguito. Poche le notizie storiche su di lui. Sappiamo che era giudeo di nascita, gabelliere a Cafarnao. Quando Gesù gli disse di seguirlo, stava seduto al banco delle gabelle sulle rive del lago, come egli stesso narra:
“Gesù vide un uomo, di nome Matteo, seduto al banco delle gabelle, e gli disse: seguimi.
E quegli alzatosi lo seguì.”(Matteo 9, 9)
L'episodio trova conferma nei vangeli di Marco (II, 14) e Luca (V, 27). Matteo seguì da vicino Gesù negli ultimi anni della sua vita mortale: assistette a molti prodigi operati dal Salvatore Divino, prese parte con gli altri apostoli all'Ultima Cena, accompagnò Gesù nell'Orto degli Ulivi, fu testimone della sua risurrezione e ricevette con gli altri apostoli la missione di predicare il vangelo in tutto il mondo.
Immagine di San Matteo realizzata nella seconda metà dell'Ottocento. Litografia tratta da G. M. Iannantuoni, Le immagini dei santi, cinquanta incisioni, a cura di Tommaso Nardella, Quaderni del Sud, San Marco in Lamis 1999
Secondo l'antichissima tradizione riportata da Eusebio di Cesarea, Rufino, S.Eucherio e altri, Matteo, dopo l'Ascensione di Gesù al cielo, si trattenne per alcuni anni ancora in Palestina, evangelizzando i suoi connazionali ed edificandoli con l'esempio di una vita austera. Lasciò poi la Terra Santa per andare ad evangelizzare altri popoli; alcune tradizioni parlano di Etiopi, di Persiani, di Parti. Non si sa come Matteo sia morto. Secondo alcune tradizioni sarebbe stato ucciso in Etiopia durante una celebrazione eucaristica ad opera del re Hirtaco. Molti studiosi, sulla scorta di differenti tradizioni, escludono che Matteo sia morto di morte violenta. Le sue spoglie, dopo trecento anni, furono trasportate in Bretagna e di qui, secondo la tradizione, per desiderio dello stesso San Matteo, furono traslate a Salerno nel 1080 e riposte nella sontuosissima Cattedrale a lui dedicata.
Xilografia cinquecentesca raffigurante San Matteo. Biblioteca Convento di San Matteo.
La Chiesa Latina lo festeggia il 21 settembre; la Bizantina il 16 Novembre; la Copta il 9 ottobre. Erano passati una dozzina di anni dalla morte di Gesù quando Matteo, sotto l'ispirazione dello Spirito Santo, scrisse quello che di Cristo aveva visto e udito, il che colloca l'elaborazione del vangelo intorno al 42 d.C. Per la sua antica professione, Matteo era uno dei pochi che sapessero scrivere nella sua lingua nativa, cioè in aramaico, che era la lingua volgare degli Ebrei in quel tempo. Scrisse nella lingua degli Ebrei e per gli Ebrei, cominciando con la genealogia di Gesù, per dimostrare come il Messia fosse nato dal ceppo di Abramo e, citando continuamente i Profeti, per far vedere agli Ebrei come si fossero compiute tutte le promesse fatte dal Signore al suo popolo.
Pittore del XIX secolo, San Matteo, probabilmente realizzato dal sanmarchese Angelo Maria Villani. Foto Mario Villani, Convento di San Matteo.
La Legenda Aurea di Jacopo da Varagine, un compendio medievale della vita dei Santi, riporta:
“Nel beato Matteo sono in particolare modo da esaltare quattro qualità: la prima è la velocità nell'obbedire poiché appena Cristo lo chiamò lasciò il suo posto per dedicarsi completamente a lui; la seconda virtù è la liberalità perché sappiamo come Matteo preparasse subito per Cristo un gran banchetto; la terza virtù è l'umiltà; la quarta qualità del beato Matteo è l'importanza attribuita dalla Chiesa al suo vangelo.”
Jacopo da Varagine, La Legenda Aurea
Quadro realizzato dal pittore Giuseppe Coruzzola, raffigurante San Matteo, incastonato nella cornice d'argento donata nel 1926 dalla famiglia Francesco Landriscina di Cerignola. Biblioteca Convento di San Matteo.