Un angolo di Greccio. Il presepio artistico del Santuario dì San Matteo a San Marco in Lamis. Una realizzazione nell'antica tradizione francescana Memorabile fu la notte di Natale del 1223. In una grotta posta a mezza costa di una montagna nelle campagne di Greccio, in cima a un'erta rupe si celebrò la Messa di mezzanotte. Per avere il permesso Francesco dovè ricorrere al papa, che a quell'epoca era Onorio III. Non era facile celebrare messa in luoghi che non fossero le chiese, e per giunta su un altare "mobile". Con tutti quegli eretici in giro, poi, c'era sempre la possibilità di pericolose novità. Ma Francesco era, si direbbe oggi, troppo buon comunicatore per non coinvolgere il più ostinato dei burocrati. Fatto sta che la celebrazione ebbe luogo addirittura con una novità
Nei pressi dell'altare fu allestita una mangiatoia e condotti un bue e un asino. "Vorrei rappresentare, aveva detto Francesco al suo nobile amico Giovanni proprietario del luogo, il Bambino nato a Bettemme, e in qualche modo vedere con gli occhi del corpo i disagi in cui si è trovato per la mancanza delle cose necessarie a un neonato, come fu adagiato in una greppia e come giaceva sul fieno tra il bue e l'asinello". Della celebrazione, seppur preparata alla chetichella, si ebbe immediata notizia nei più remoti recessi di quella felice Valle Reatina; cosicché, appena scesa la notte, si notò un tramestio e poi file compatte di gente che procedeva, e saliva la montagna. Tutti portavano una fiaccola, una preghiera, una speranza.
La notte trascorse in letizia in quella scena dove "risplende la semplicità evangelica, si loda la povertà, si raccomanda l'umiltà"; "il fanciullo Gesù veniva risuscitato nei cuori di molti, che l'avevano dimenticato, e il ricordo di lui rimaneva impresso profondamente nella loro memoria". Queste ultime espressioni di fra Tommaso da Celano, biografo del Santo, esprimono le motivazioni che, in sostanza presenti in tutti i presepi, sono il fondamento teologico e artìstico di quello di San Matteo. Esso vuol essere. infatti, il presepio narrativo per eccellenza. Fu fatto nel 1966 sull'onda del rinnovato interesse per le tradizioni religiose e per il presepio in particolare. Erano state costituite associazioni presepistiche; pubblicati libri bellissimi sui presepi storici; ovunque si moltiplicavano concorsi.
I Frati di San Matteo ebbero la fortuna di ospitare un giovane artista australiano di origine sammarchese, Matteo La Sala, desideroso di trascorrere un po' di tempo nella terra dei suoi padri. Il giovane, diplomato in arte scenografica, espresse il desiderio di costruire un presepio. La vivace discussione che, come da buona e antica tradizione francescana, s'accese negli antichi corridoi del Santuario, sostenuta da sottili esegesi dei testi evangelici e raffinate ricostruzioni storiche, inevitabilmente si sviluppò sui presupposti filosofici e teologici della tradizione francescana.
Escluso a priori il presepio meccanico, troppo dispersivo e farraginoso e quello sociologico con tutti i mali del mondo a rendere triste e nebbiosa una scena tra le più liete e solari, si escluse anche il modello napoletano. Il presepio napoletano, infatti, seppur presenta un mondo vivo e vitale, fantasia scatenata costantemente intenta a creare nuovi personaggi e nuove situazioni, sembrava privo di un tema centrale che desse sugo al discorso, un centro artistico e religioso a cui tutto si riferisse: i personaggi sono degli individualisti, e anche il bue e l'asino, insieme a Maria, Giuseppe e il Bambino sembrano capitati li per caso, tutti avvolti e quasi travolti dall'agitarsi frenetico di angeli e pastori, dal battere delle incudini, dal grido dei panettieri, dallo spettegolare delle comari. Un mondo in cui non sai mai se è giorno o notte.
Fu deciso, così, di attenersi alla solida tradizione francescana che fa di Cristo il centro del mondo. Gesù Bambino, adagiato nell mangiatoia, è il punto di incontro dei pastori svegliati dagli angeli e dei moderni viandanti che salgono in auto alla Grotta di San Matteo con lo stesso cuore pieno di preghiera e di speranza. Gesù Bambino è il centro che sostiene e dà significato al lungo e faticoso andare della vita. Il visitatore entra nella Santa Grotta dove si trova in compagnia degli Angeli, dei Pastori, dei Magi e degli Animali. Il Bambino, com'è giusto che sia, è il centro della scena. Difatti quando si va a far visita a una neo-mamma, il personaggio più importante è lui, il Bambino, per il quale si sono mossi cielo e terra, il bene più prezioso dell'uomo, il suo futuro.
Il paesaggio fa capolino dalle molte aperture delta Grotta. Qui si vede il deserto, più in là occhieggia un laghetto fra dolci pendii; in fondo una solida città rappresenta Gerusalemme, la santa, la città della pace, anche se insanguinata da innumerevoli guerre. Il presepio di San Matteo ormai è entrato con un ruolo tutto suo nel vivace panorama religioso e culturale delta Capitanata. La perfezione delta sua scenografia dovuta al compianto Matteo La Sala aiutato dai giovani studenti francescani che allora popolavano il Santuario, la suggestione delle luci, la grande arte di Salvatore Bruno, autore delle statue, insieme alla collocazione in cima a una montagna fra le più belle del Gargano, fanno del presepio di San Matteo qualcosa di unico. Per questo motivo, il presepio, nato, oggi lo si può dire, provvisorio ed effimero come tutti i presepi, è diventato ormai da oltre quarantanni un presepio fisso, che, insieme al Santuario con tutti i suoi tesori nascosti, fanno parte del patrimonio inalienabile di questa terra di Capitanata.