Scoppi di fucili e di pistole
L’arte della caccia fino all’immediato dopoguerra era spesso funestata dallo scoppio dei fucili. Nei casi meno gravi si rischiava di perdere una mano o mezza faccia. Poteva accadere che la canna del fucile fosse lesionata, o la cartuccia imperfetta. Più frequentemente accadeva che lo scoppio fosse provocato da cartucce fabbricate in casa. Non era facile avere munizioni fresche di fabbrica, o non se ne reperivano facilmente di adatte a certi tipi di caccia come cinghiali, anatre e uccelli palustri, colombi ecc. Poi bisognava fare i conti con i costi, spesso fuori della portata dei cacciatori.
Non restava che il fai da te. Si vendevano per la bisogna delle macchinette che venivano usate abitualmente con sufficiente maestria, ma ogni tanto ci si distraeva, o gli elementi usati non corrispondevano ai parametri prescritti. Bisognava attrezzare la cartuccia, già usata, con un nuovo innesco, poi veniva montata sulla macchinetta; si versava la polvere necessaria usando degli appositi misurini, si comprimeva lo stoppaccio, poi si aggiungevano i pallini e, infine si chiudeva il tutto. Bastava un filo di umidità, o una frazione di grammo di polvere in più e la disgrazia era assicurata.
Fucili e pistole in tutti i casi erano sempre pericolosi. Le tavolette documentano diversi incidenti. Un quadro racconta di un signore che, entrando in casa, provoca la caduta del fucile appeso al portone. Lo sparo colpisce la povera donna sul pianerottolo di casa. Altri quadri narrano di fucili che scivolano a terra o cadono dai carretti, o che sfuggono dalle mani delle guardie campestri